La nostra fattoria didattica per bambini

Biotrituratore: vista anteriore

 

Biotrituratore: vista laterale

 

Sito per l’alloggiamento delle compostiere

 

Compostiera comunemente in commercio

 

Compostiere

 

Compostiera in uso e compostiera piena sigillata

 

Compostiera sigillata

 

Particolare sigillo con data

 

Buca umido secondario

 

Nella nostra azienda, l’umido, già raccolto in via separata dagli altri rifiuti, si differenzia ancora in due parti:

1. La prima è composta da tutto ciò che proviene da mensa e cucina, a meno di residui alimentari secchi come pane e biscotti, che vengono destinati all’alimentazione degli avicoli; questa frazione non comprende le ossa o i residui di carne e pesce, ma include la carta da cucina, purché non colorata, gli scarti di giardino e di orto (per la parte non già riutilizzata all’allevamento), quando non troppo preponderanti rispetto agli scarti alimentari; noi chiamiamo questa parte UMIDO PRIMARIO.

2. La seconda è composta da valve di molluschi, ossa, carne, pesce e tutto quanto, troppo voluminoso, non va nella prima; noi chiamiamo questa parte UMIDO SECONDARIO.

L’UMIDO PRIMARIO, quando non già di piccole dimensioni, viene triturato nell’apposito bio trituratore; analogamente, ma in via separata dall’umido, vengono triturati gli scarti dell’orto che possono essere destinati all’alimentazione degli avicoli (cespi troppo duri per essere becchettati interi, costolature di foglie robuste ecc.).

Questi ultimi vengono direttamente introdotti, insieme ai residui di pane e biscotti preventivamente spugnati, nelle mangiatoie appositamente predisposte all’interno dei recinti pollaio, mentre l’UMIDO PRIMARIO, una volta triturato, viene stoccato in compostiera calda arieggiata (componente comunemente reperibile in commercio), priva di fondo e posata direttamente sul terreno, all’interno della quale, trascorso un periodo non inferiore ai 5 – 8 mesi nel quale viene anche opportunamente accelerato, si trasforma in compost (terriccio nerastro, stabile, utile alla fertilizzazione dei terreni coltivati).

L’uso della compostiera calda, ancorché non strettamente indispensabile perché il compost può anche essere stoccato in buche, ovvero in compostiere artigianalmente costruite, è tuttavia consigliabile perché questa componente, appositamente progettata, funge da moltiplicatore del processo naturale di decomposizione che passa attraverso il riscaldamento naturale della massa, indotto da microrganismi aerobi (che vivono in presenza di ossigeno) che si creano naturalmente all’insorgere del fenomeno di decomposizione; l’aumento di questi micro demolitori favorisce un riscaldamento progressivo fino a 60-70° (soprattutto d’estate) senza che si formino cattivi odori all’interno della massa che deve essere necessariamente ben arieggiata (proprio per garantire la vita agli indispensabili esserini).

Le alte temperature hanno peraltro un effetto sterilizzante sulla massa stessa.

Via, via che la massa raffredda, comincia l’invasione di lombrichi e di altri piccoli animali, che raggiungono il prodotto dalla base a contatto con il terreno (per questo è importante che la compostiera sia priva di fondo) e che hanno l’importante funzione di rimescolare il materiale impastando fra loro le varie componenti organiche e minerali; alla fine del processo il giusto risultato è un materiale tipo terriccio scuro, di aspetto piuttosto omogeneo (se disomogeneo va vagliato e le parti grossolane vanno rimesse a compostare).

E’ consigliabile intervenire con appositi accorgimenti tesi ad accelerare i naturali intervalli di decomposizione e trasformazione del prodotto.

Il processo di accelerazione può essere garantito tramite l’aggiunta, all’interno della compostiera, di attivatori normalmente reperibili in commercio, che non migliorano la sostanza organica, né aggiungono elementi nutritivi, ma che velocizzano la decomposizione dei materiali introdotti nella compostiera stessa, contribuendo a fornire un prodotto finale più omogeneo (terriccio più sottile).

Tali attivatori vanno distribuiti sulla superficie del materiale depositato, dopo che si sia formato uno strato consistente di quest’ultimo (normalmente risulta congruo distribuire l’accelerante ogni 20 cm circa di massa organica raccolta).

In luogo degli acceleratori in commercio, non sempre di origine naturale, in azienda, vista la disponibilità, utilizziamo parte della pollina proveniente dalla pulizia dei recinti degli avicoli che, essendo ricca di azoto e fosforo, rappresenta integratore naturale della massa di partenza, spesso sbilanciata verso la frazione vegetale.

Il compost così ottenuto, definito maturo o pronto dopo circa 8 mesi di permanenza in compostiera (calcolati grosso modo dalla data di riempimento della stessa), viene utilizzato per fertilizzare l’orto al cambiamento di coltura; in questo stadio il volume del materiale originariamente introdotto risulta ridotto anche del 50%.

Tutto quanto detto con l’ultima indispensabile precisazione riguardante il fatto che la fase di maturazione è indispensabile alla buona riuscita dell’operazione in quanto l’utilizzo del prodotto immaturo, se posto a contatto con le radici delle piante, potrebbe bruciarle non essendosi ancora concluso il naturale processo di riscaldamento che interviene durante la decomposizione.

Per quanto riguarda lo stoccaggio dell’UMIDO SECONDARIO, quello cioè composto di sostanze organiche più lente a decomporsi, ma comunque compatibili con l’ambiente, in un angolo nascosto di zona non coltivata dell’azienda viene scavata una buca piuttosto profonda, protetta da parapetto in legno e rete zincata; questa buca va via, via riempita con i residui organici di grosso ingombro o di lento disfacimento.

Quando il materiale di scarto ha raggiunto la quota di – 1,50/ - 1,00 rispetto al terreno circostante, interriamo il tutto e scaviamo una nuova buca; trattasi, infatti, solamente di un sistema di compostaggio più lento e non immediatamente riutilizzabile perché, del resto, si sa: nel tempo terra ritorna sempre alla terra!

La pollina proveniente dall’allevamento di avicoli e palmipedi viene utilizzata quale accelerante anche per questo processo di compostaggio che, comunque, nel tempo pure svolge la sua funzione fertilizzante risultando distribuito, anche se in alte diluzioni, attraverso la naturale penetrazione nei terreni delle acque di pioggia.

Quanto al letame del vitello e dei maiali, questo viene utilizzato per la fertilizzazione dei nuovi impianti di alberi da frutta e/o uliveti, ma solo quando opportunamente maturato perché, come per la materia organica stoccata a compostare, anche il letame passa attraverso una fase di decomposizione indotta da microrganismi aerobi in cui si produce l’iniziale aumento della temperatura; nel caso del letame, inoltre, il trascorrere del tempo porta anche al dissolvimento dell’alta percentuale di ammoniaca presente all’atto della deiezione, che, se persistente in alta percentuale, potrebbe danneggiare le specie arboree da concimare.

Pertanto, solo l’attesa del tempo giusto (nel caso del letame variabile fra i 9 ed i 12 mesi) può scongiurare il prodursi di danni alle coltivazioni che potrebbero bruciarsi al contatto diretto con il letame tal quale.

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